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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo.

Stazione Termini – Roma mercoledì 17 gennaio – h 18:00

Sono seduta, con il culo ghiacciato dal marmo di una panchina della stazione, che dovrebbe essere più pulita dell’asfalto sotto i miei piedi, ed invece sembra solo il quadro di tante battaglie di cibo, liquidi e passaggi messi insieme.

Ho fumato l’ultima sigaretta del pacchetto, ma non ho nessuna voglia di alzarmi per andare a comprarne un altro.

Sono in piena sindrome premestruale, ho le sensazioni amplificate e alterno sorrisi idioti a sguardi da “ho bisogno di te”.

Odio la voce ripetitiva dell’uomo che annuncia i treni e i loro ritardi. Odio la fretta che tutti sembrano avere anche senza sapere dov’è che devono andare.

Io, da sola, me ne sto seduta qui ad aspettare, senza chiedere niente, tantomeno sguardi o parole.

Arriverà Gioia e la sua allegria e i suoi colori, arriverà la telefonata che sto aspettando, arriverà il treno che mi riporterà a casa.

Ma io resterò ad aspettare.

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